L’utilizzo di nuovi gas refrigeranti a basso impatto ambientale è diventato centrale nel mondo della climatizzazione. Trovare il giusto equilibrio tra efficienza e sostenibilità è essenziale sia sotto il profilo economico che sotto il profilo ambientale.
Una sfida che vede impegnati tutti gli operatori di settore, sempre più orientati a progettare e a realizzare climatizzatori amici dell’ambiente. La corsa alle soluzioni a basso impatto ambientale è iniziata alla fine degli anni ’80 all’indomani del protocollo di Montreal, poi rilanciata, una decina di anni più tardi, da quello di Kyoto.
L’obiettivo è, allora come oggi, diminuire l’emissione di gas serra: infatti, più gas con elevato GWP (potenziale di riscaldamento globale) entrano nell’atmosfera, più rapidamente, e drasticamente, il clima è destinato a cambiare.
Un passaggio quantomai necessario se si pensa che i gas refrigeranti utilizzati nelle apparecchiature a ciclo frigo hanno provocato il graduale deterioramento dello strato di ozono nell’atmosfera.
Gradualmente, grazie al progresso tecnologico e a una normativa più stringente, i gas refrigeranti a maggiore impatto sono stati dismessi e ne sono stati sviluppati di nuovi, sempre meno dannosi per l’ambiente, destinati agli impianti di riscaldamento, refrigerazione, condizionamento e ventilazione.
Oggi sono disponibili sul mercato diversi gas refrigeranti a basso impatto ambientale. Il valore più importante da controllare è, come detto, il GWP che indica l’impatto del gas refrigerante sul riscaldamento globale rilasciato in atmosfera. Il gas ideale presenta un valore GWP molto basso.
Dal primo gennaio 2015 è in vigore il Nuovo regolamento UE 517/2014 per abbattere ulteriormente le emissioni di gas fluorurati ad effetto serra particolarmente inquinanti. La misura ha introdotto nuove restrizioni riguardo al commercio di prodotti e apparecchiature (e relative quantità).
Il Nuovo regolamento vieta l’utilizzo di CFC e HCFC (R22) nelle apparecchiature di refrigerazione d’aria (frigoriferi per abitazioni e supermercati, condizionatori, schiume, aerosol). Nello specifico, per le apparecchiature monosplit che contengono meno di 3 kg di gas, è vietato l’uso di gas refrigeranti con un valore di GWP pari o superiore a 750. Nel corso degli anni sono stati proposti sul mercato e commercializzati gas con quantità sempre minori, fino ai refrigeranti di quarta generazione che presentano valori di Gwp trascurabili.
L’obiettivo finale è ridurre progressivamente, e comunque entro il 2030, le quantità di CO2 fino al 21% dei valori relativi al 2015. L’UE richiede infatti un impegno maggiore nell’uso di gas refrigeranti a basso impatto ambientale e fissa sotto la soglia di 10 il valore ideale del GWP. Una mission che richiede continue azioni di controllo, il recupero dei gas a fine vita delle apparecchiature ed una corretta manutenzione degli impianti.